
Fake News, niente pubblicità per i siti che le pubblicano. L’idea dell’Agcom
Mio articolo su l’Unità
“Inibire l’accesso alle risorse pubblicitarie, veicolate attraverso le grandi piattaforme digitali, ai siti che siano riconosciuti quali veicoli di notizie false”. È questa l’idea lanciata dal presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazione, Angelo Marcello Cardani, nel corso di un convegno in corso a Palermo sui temi della web reputation, del cyberbullismo e delle fake news, organizzato dal Corecom Sicilia.
Per Cardani “l’informazione di qualità è un bene pubblico” e se un Paese democratico può forse fare a meno delle forme classiche di fare informazione generalista, “non potrà né oggi né in futuro fare a meno di una informazione giornalistica autorevole, professionale, trasparente, responsabile”. A differenza dei mezzi di informazione tradizionali, ha sottolienato, sul web “non esistono direttori responsabili, non ci sono garanti della veridicità e correttezza delle notizie pubblicate che rispondano ad un giudice delle ‘bufale’ eventualmente veicolate”.
Il fenomeno è diventato ormai molto preoccupante per gli effetti che può avere sia a livello generale, sul dibattito pubblico, sia a livello individuale, sulla vita delle persone. Due esempi su tutti: l’influenza che le fake news hanno avuto nelle recenti campagne elettorali, a partire da quella americana dove pare ormai accertata l’ingerenza esercitata dalla Russia al fine di condizionare il voto a favore di Donald Trump; la capacità che esse hanno avuto nel disinformare parte consistente dell’opinione pubblica italiana, fino al punto da spingere molti cittadini a mettere in discussione la validità scientifica dei vaccini.
Ecco perché molti governi, istituzioni e soggetti della società civile hanno lanciato l’allarme. Sono già diversi gli Stati nei quali sono state messe in cantiere delle proposte di legge ad hoc, dalla Germania a Israele al nostro Paese. Gli stessi over the top, ovvero i soggetti che attraverso internet offrono servizi e contenuti, hanno riconosciuto il problema avanzando una serie di provvedimenti che però stentano a decollare. È tuttavia questa la pista da battere per giungere al più presto ad un sistema capace di autoregolamentarsi e di garantire, allo stesso tempo, il diritto all’informazione dei cittadini e la loro libertà di espressione.
La proposta del presidente Cardani è molto interessante, perché si aggiunge a quelle precedenti e colpisce al cuore il meccanismo che alimenta la proliferazione di bufale create ad arte e liberate nel web a fini commerciali. Oggi, infatti, quasi tutta la pubblicità online passa dai grandi del web, come Google, che poi la distribuisce agli altri in base ai clic e alle visualizzazioni ottenute. Più alti sono questi numeri maggiore è la quota di pubblicità ottenuta.