
In Facebook, aggiunge Mosseri, “ci siamo concentrati su tre aree chiave:l’interruzione delle possibilità di guadagno, perché gran parte delle notizie false derivano dalla volontà di trarne profitto; sulla costruzione di nuovi prodotti per frenare la diffusione di notizie false e migliorare la diversità di informazione; e aiutare le persone a prendere decisioni più informatequando si trovano davanti a delle notizie false”.
“Rafforzare l’alfabetizzazione mediatica – conclude Mosseri – è una priorità globale, e noi dobbiamo fare la nostra parte per aiutare le persone a capire come prendere decisioni e su quali fonti poter fare affidamento. Le notizie false sono contrarie alla nostra missione di connettere le persone attraverso storie significative. Continueremo a lavorare su questo progetto e siamo consapevoli di avere molto altro lavoro da fare”.
Il problema è esploso negli Stati Uniti in occasione della campagna presidenziale che ha visto la vittoria di Donald Trump. In questi ultimi mesi anche in Europa si è acceso il dibattito sugli effetti che le notizie false hanno sull’opinione pubblica ed in particolare sulle campagne elettorali. Già neldicembre scorso Mark Zuckerberg aveva annunciato un marchio per bollare le bufale e un algoritmo per penalizzare la loro visualizzazione sul NewsFeed.
In molti Paesi sono stati presentati dai governi e da varie forze politiche dei provvedimenti ad hoc. In Germania proprio due giorni fa l’esecutivo di Berlino ha varato una legge, che prevede una multa da 50 milioni di euro per quelle piattaforme che non rimuovono tempestivamente i contenuti incriminati. Anche in Italia è stato presentato a febbraio un disegno di legge bipartisan a prima firma della senatrice di Ala, ex Movimento 5 Stelle, Adele Gambaro.
Insomma, dopo tanti proclami la battaglia alle bufale è cominciata sul serio.